Sebbene la percentuale di persone omosessuali nella popolazione mondiale non si sia verosimilmente modificata nell’arco degli ultimi millenni, andare a comunicare direttamente i propri desideri a una persona sconosciuta dello stesso sesso poteva essere molto più pericoloso un tempo (e ancora oggi non è che si possa definire sempre una pratica sicura)
Inoltre anche nell’ambienta omosessuale c’era, nel secolo scorso, un’idea molto più rigida di “attivo e passivo” o di “penetrativo e ricevente” per cui trovare ad esempio in un locale un partner che non solo avesse il proprio orientamento sessuale ma che inoltre ben si incastrasse coi propri gusti il tutto senza poter esplicitamente dire quali fossero questi gusti dato il sottofondo omofobico era un compito complesso se non quasi impossibile.
Quindi si è dovuti ricorrere a una soluzione degna dei migliori strateghi: messaggi in codice.
Facciamo un passo indietro e analizziamo un frammento di cultura americana: a inizio 1900 le comunità montane di minatori, cowboy e operai, soprattutto in California, che vivevano in gruppi unicamente maschili per lunghi periodi passavano il loro tempo libero come potevano e uno dei passatempi più comuni era suonare, cantare e danzare.
Siccome nel rigido codice del 1900 la danza prevedeva un ruolo maschile di guida e un ruolo femminile a seguito era divenuto comune l’utilizzo di una bandana di stoffa, solitamente indossata al braccio o pendente dalla tasca dei Jeans, bianca per chi interpretava l’uomo e rossa per chi interpretava la donna.
Ispirandosi a questo sistema le comunità gay degli anni ‘70 avevano studiato un codice molto efficace per comunicare con estranei le proprie preferenze sessuali in una maniera incospicua per gli avventori etero dei locali che non sapevano nulla di questa che a loro sembrava solo una scelta di stile.
La bandana andava inserita nella tasca posteriore dei pantaloni ma facendo molta attenzione al lato, perché infilare una bandana nel lato di sinistra significava dichiararsi attivi in una pratica, mentre nella tasca destra voleva dire essere passivi nella stessa.
Il bondage era indicato da un fazzoletto grigio, esisteva una nicchia ben definita di bandane viola interessate al gioco coi piercing e per gli avventurosi esisteva addirittura una bandana arancione che significa “mi va bene tutto”.
L'idea era che gli individui interessati a pratiche simili potessero identificarsi reciprocamente attraverso la scelta dei colori, facilitando incontri consensuali e consentendo una maggiore espressione di desideri sessuali all'interno della comunità.
Questo sistema di segnalazione si è diffuso rapidamente in altre città e ha attraversato le frontiere internazionali, diventando un modo standardizzato per comunicare preferenze e interessi in ambienti LGBTQ+
Mentre questo "Hanky Code" (da hankerchief che significa fazzoletto/bandana) è stato inizialmente concepito come un mezzo di comunicazione privato all'interno della comunità, ha suscitato anche l'interesse di coloro che erano al di fuori di essa. Questo ha portato a una maggiore consapevolezza dell'esistenza di pratiche sessuali diverse e ha contribuito a sfatare alcuni stereotipi legati alla sessualità.
Con l'avvento di Internet e delle app di incontri, il "Hanky Code" ha visto una diminuzione della sua rilevanza pratica.
Le persone ora possono (in linea teorica e purtroppo non ovunque) esprimere apertamente le proprie preferenze sessuali attraverso profili online, eliminando la necessità di simboli fisici. Tuttavia, la sua eredità persiste come parte integrante della storia della comunità LGBTQ+, rappresentando un periodo in cui l'espressione della sessualità e dell'identità era fortemente associata a forme di comunicazione non convenzionali.
L’ "Hanky Code" è un capitolo affascinante nella storia della comunità LGBTQ+. Nato come un modo creativo e audace per comunicare preferenze sessuali in un'epoca in cui la liberazione sessuale era al centro delle discussioni sociali, questo sistema di segnalazione ha avuto un impatto duraturo sulla cultura LGBTQ+ : la particolare attenzione dell’ambiente queer per il color coding nelle bandiere coi diversi orientamenti sessuali gemma infatti proprio da questo codice.
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