La mistress Gratia Plena oggi ci racconta di chi ama travestirsi.
Sull'autrice:
Gratia Plena è una dominatrice milanese, designer, performer e latex model.
Attiva da dieci anni nella scena BDSM italiana dopo aver spaziato in molti ambienti della sessualità insolita, aiuta le persone a vivere Esperienze uniche e speciali.
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Cari Esploratori, oggi vi parlo del sesso degli angeli.
Trovo questa espressione adeguatamente ironica e al tempo stesso estremamente elegante per parlarvi del crossdressing (travestitismo).
L’espressione è stata presa in prestito dal celebre periodico mensile Club di inizio anni 80, noto punto di riferimento per tutti gli amanti della cultura sadomaso in Italia, che trattava di travestitismo nella sua rubrica intitolata appunto Il Sesso degli Angeli, dove gli amanti del genere raccontavano le loro dirette esperienze, chiedevano consigli, inserivano inserzioni ed esprimevano desideri su questo tema piuttosto vasto, che spesso si perde e si confonde in altri contesti.
L’arte del travestitismo
Per crossdresser si intende una persona che, in maniera del tutto indipendente dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale, indossa abiti comunemente associati al sesso opposto. Tutto questo può anche essere un atto del tutto abituale o sporadico e le motivazioni che spingono qualcuno a travestirsi possono spaziare dal semplice gioco, al feticismo per determinati indumenti, fino all’espressione del proprio lato femminile o maschile.
Una persona che ama travestirsi non è per forza omosessuale.
Sicuramente per molte persone omosessuali o transgender, il crossdressing avrà rappresentato o rappresenta il passaggio fondamentale per la definizione della propria identità di genere, ma ricordo che il crossdressing è indipendente da questi concetti.
A tal proposito, sono andata a far visita a tre persone che, da anni, vivono il crossdressing in modo molto diverso ma sicuramente affascinante e la loro testimonianza mi è sembrata assai preziosa:
Manuela Sottoson che vive il crossdressing nel quotidiano, esce abitualmente a fare la spesa in indumenti femminili e li ripone solo per le gare di downhill, si racconta con queste parole:
“E’ la mia natura. Sin dall’infanzia provavo piacere nell’indossare qualcosa di femminile e col tempo la cosa ha preso sempre più piede. Ho la necessità di esprimere la femminilità che ho dentro, curo maniacalmente il mio look ma senza esagerazioni, in modo da sembrare donna naturale almeno nel portamento. Amo uscire in pubblico, fare shopping, andare al cinema o al ristorante senza paura e senza nascondermi: stando in mezzo alla gente c’è sempre qualcosa da ricevere e anche da dare. Dal punto di vista sessuale ho sempre provato desiderio verso il genere femminile”
Adam Apple
ex drag king, ha vissuto il crossdressing come forma d’intrattenimento nei locali queer di Torino, si racconta con queste parole:
“Ho sempre avuto un lato maschile e ogni tanto mi piace esternarlo. Quando mi travestivo curavo i minimi dettagli: modellavo il mastice sul viso, definivo i baffi e le basette, mi esercitavo a modulare la voce per averla baritonale. Tiravo fuori il lato maschile di me e ballavo, ballavo con me stesso fino all’alba. Gli altri, uomini e donne, si univano a me di conseguenza. Ho sempre vissuto tutto questo molto liberamente e con spensieratezza”
Axel Xatel
autore di Come nulla fosse attivo da oltre vent’anni nella scena fetish milanese, si racconta con queste parole:
“La mia storia come crossdresser è legata soprattutto agli indumenti e ha origini da una negazione: a mia moglie non piaceva vestirsi come piaceva a me. Tutto questo ha avuto uno sfogo finale e naturale quando ho deciso di indossare io stesso ciò che la mia compagna non voleva, ma da lei sono sempre stata supportata e talvolta anche sopportata. Questo è stato di grande aiuto per evolvermi nel mio travestitismo. A volte azzardo qualche uscita in pubblico perché l’emozione forte che ne deriva dà una grande carica. Mi piace sentirmi bella, desiderata e seducente quando mi travesto”
Ogni persona è a sé, con la propria storia e la propria personale estetica. La scelta accurata degli indumenti diventa autentica ricerca espressiva e, per molti crossdresser, si tratta di una vera e propria forma d’arte.
Un universo vasto che abbraccia molte tipologie di persone. All’interno di questo immenso universo fatto di indumenti, accessori, calzature e make up elaborati, ci si imbatte in sentite prese di posizione sulle motivazioni personali che spingono una persona a travestirsi.
Un eterno scontro è sempre stato tra chi abitualmente si traveste vivendo tutto questo nel proprio quotidiano e chi, invece, si esprime solamente in contesti di gioco o in serate a tema. Infatti anche i feticisti del travestimento rientrano nel variegato universo del crossdressing pur non trattandosi propriamente di crossdresser; questi ultimi infatti provano eccitazione sessuale indossando abiti appartenenti al sesso opposto e, il più delle volte, finito il culmine di piacere, si liberano anche degli abiti dopo averli accuratamente scelti.
Prese di posizione a parte, la scelta accurata e l’armonia degli indumenti sembrano essere le componenti fondamentali sempre presenti a prescindere dalle motivazioni personali, quando si sceglie di esprimere al meglio se stessi nel proprio lato femminile o maschile. Quello che sicuramente accomuna i cultori del crossdressing è proprio l’arte del travestirsi bene. Per alcuni è importante assomigliare il più possibile al sesso opposto fino ad arrivare a non coglierne la differenza, non solo a livello di outfit ma anche di atteggiamenti e di minuziosa cura del corpo. Altri invece preferiscono mantenere inalterate le caratteristiche fisiche, non usano make up, parrucche, mastice e posticci, ma curano l’estetica degli indumenti nei minimi dettagli.
E la femminilizzazione forzata?
E’ semplicemente tutt’altra storia e appartiene al mondo delle dinamiche sadomaso più psicologiche che fisiche.
Conosciuta come sissificazione, solitamente viene realizzata tramite crossdressing, dove un uomo sottomesso viene “spogliato” della sua mascolinità e vestito con abiti femminili; assumendo e accentuando in questo modo compiti, comportamenti e ruoli apertamente femminili, adottandone manierismi, posture e modi di agire, dove il piacere si ottiene principalmente dalla ricerca del senso di vergogna proveniente dall'umiliazione ricevuta.
Vi parlo proprio di un altro universo dalle dinamiche dispari, dove avviene una cessione di potere. E ci si può sbizzarrire in compagnia di cameriere vestite ad arte (sissymaid) e costrette ad eseguire ordini degradanti, ad assumere posizioni precise e codici comportamentali, e perché no, anche ad essere usate ed abusate sessualmente per il sadico piacere del dominante.
Ma tutto questo ve lo racconterò nel prossimo articolo…
Vi auguro una buona esplorazione,
Gratia Plena
Guarda il video della Mistress Gratia Plena:
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