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Cosa si prova “grazie” alla sofferenza?

La sfida fisica che scava la psiche.

Legata contro un palo, completamente bloccata e stretta contro il legno respiro rallenta e si stabilizza. “Non sarà facile” penso, ma il mio corpo sembra adattarsi senza grande sforzo. La sua capacità di adattamento alle situazioni così sfidanti mi stupisce sempre.

 

Di Plug the Fun

Quello che sento

Mi eccita andare così in profondità fisicamente e psicologicamente.
Corda dopo corda sono sempre più stretta e alla fine anche ritorta in una legatura che apparentemente sembra semplice, ma che scava veramente affondo.
Lui mi guarda, ma io lo vedo solo con la coda dell’occhio. Percepisco la sua presenza come se fosse un grande mostro che vuole divorarmi. Ma quando ad un certo punto sento la sua mano sulla mia spalla, percepisco tutto il suo amore e la compassione.

Cosa ci spinge a fare cose fisicamente sfidanti nel BDSM?

Domanda lecita e che probabilmente ci poniamo ogni giorno, o per lo meno ogni volta che decidiamo di affrontare pratiche considerate estreme da un pubblico vanilla (persone che fanno sesso tradizionale). La sfida fisica fa si che il nostro corpo produca adrenalina, dopamina ed endorfine. Sono neurotrasmettitori che ci danno sensazioni di benessere, anche prolungato.

  • L’adrenalina è coinvolta nella reazione di attacco o fuga, reazione che si manifesta in risposta a un evento percepito come pericoloso per la propria incolumità o dei propri cari. In alcuni giochi BDSM questo neurotrasmettitore si “attiva” nella parte iniziale della sessione e per alcune persone è molto eccitante.
  • La dopamina è un neurotrasmettitore che, tra le varie cose, partecipa al meccanismo di secrezione dell'ormone prolattina, al controllo delle capacità di memoria, ai meccanismi di ricompensa e piacere e al controllo dell'umore. Tutte qualità che in situazioni fisicamente dure possono diventare necessarie e interessanti.
  • Le endorfine sono un gruppo di sostanze chimiche prodotte dal cervello. Vengono rilasciate in particolari condizioni e in occasione di particolari attività fisiche estenuanti, come appunto sessioni BDSM intense. Sono dotate di una elevata attività analgesica ed eccitante. La loro azione è simile alla morfina e ad altre sostanze oppiacee. Questo spiega il perché ci piacciono tanto e ci fanno star bene, e spiega anche la sensazione di euforia e di benessere che sopraggiunge dopo aver praticato un po' di attività fisica e quindi anche una sessione sadomaso.

Insomma, il motivo per cui ci si avvicina a pratiche estreme come il BDSM è chimico, e non c’è nulla di male.

Sofferenza e piacere si mescolano

Succede così, in particolare per la parte bottom (persona sottomessa e/o masochista), la sofferenza e il piacere si mescolano e fanno sì che i nostri neurotrasmettitori ci fanno stare bene anche in situazioni, ovviamente controllate e consensuali, in cui si fatica e si soffre. Non dimentichiamoci però che il piacere arriva anche alla parte dominante, che infatti prova piacere ed eccitazione anche nel vedere e nel far soffrire qualcuno. A volte non è semplice, per chi è top (persona dominante e/o sadica) accettare la sofferenza dell’altra persona, ci si domanda spesso se davvero la sofferenza della controparte la stia portando al piacere, ma in questo ci soccorre la comunicazione. Non c’è nulla di male nel vedere una persona soffrire e nel soffrire. Oggi la parola sofferenza è stata resa solo negativa, eppure è ciò che ci fa percepire il nostro corpo, la nostra psiche e spesso anche il nostro piacere e desiderio.

 
Cosa si prova “grazie” alla sofferenza?
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Il bondage come esperienza intensa

Oggi il bondage è una pratica BDSM molto diffusa. Ci sono sempre più eventi dedicati, feste, corsi, immagini. È tra le pratiche che si sta sviluppando con una attenzione tecnica molto alta e con grande ricerca anche dal punto di vista psicologico. Questo ci fa comprendere che c’è molto interesse da parte di chi pratica. Il bondage in generale è una pratica che affascina chiunque. Sono tantissime le persone che, anche senza corde o strumenti fatti ad hoc, legano il o la partner al proprio letto per poi farci sesso, sculacciare, usare sex toys ecc. Il bondage con le corde (shibari – kinbaku) oltre all’aspetto della semplice costrizione arriva ad avvicinarsi ad aspetti più psicologici. Forse è un po’ per questo che attira un pubblico sempre più vasto. Ciò non significa che ogni altra forma di bondage non sia interessante, anzi la varietà è una grande ricchezza.

Shibari e kinbaku, tra erotismo e sofferenza

L’atto di legare ci porta su diverse dimensioni. Come detto prima c’è l’aspetto fisico e quello psicologico e spesso sono correlati e l’uno dipende dall’altro.

  • Fisicamente il corpo viene sfidato dalla corda, ma soprattutto da posizioni molto scomode di per sé. La condizione fisica stressante porta a uno sfinimento emotivo molto forte. Ecco che chi viene legato cerca nella sua fantasia e nei suoi stessi pensieri risorse per poter andare avanti nel gioco.
  • La fantasia gioca un ruolo fondamentale, non si potrebbe altrimenti creare una sessione così intensa. Senza una buona dose di immaginazione non potremmo reggere situazioni frustranti e che giocano al limite con la paura, l’oscurità dentro di noi, la sofferenza.
  • Psicologicamente, lo sforzo fisico, ci porta a cercare risorse di energia in noi stessi. Il corpo umano è in grado di processare e rielaborare lo sforzo. È proprio così che l’adrenalina di trasforma e mescola con dopamina ed endorfine, dando vita a una sensazione molto molto piacevole.

Nell’autobiografia di Santa Teresa D’Avila c’è un estratto molto interessante che è un ottimo connubio tra amore, sofferenza ed erotismo, sì anche erotismo.

"Piacque a Dio favorirmi con la seguente visione. Un cherubino teneva in mano un lungo dardo d’oro, sulla cui punta di ferro, sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese a più riprese nel cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere, che poi mi sembrava strappar fuori quando ritirava il dardo, lasciandomi avvolta in una fornace d’amore. Lo spasimo della ferita era così vivo che mi faceva uscire nei gemiti, ma insieme pure tanto dolce da impedirmi di desiderarne la fine, e di cercare altro diversivo fuori che in Dio. Quando ero in questo stato andavo come fuori di me. Non volevo vedere, né parlare con alcuno, ma starmene sola con il mio tormento che mi pareva la gioia più grande di quante ve ne fossero nel creato."

Cosa si prova di così forte nel bondage giapponese?

Le emozioni sono senza dubbio fortissime e il più delle volte non sono “leggere”. Ciò che si prova dipende un po’ dalla propria fantasia, dal trip che ci vogliamo fare, dallo storytelling che creiamo con la persona di quel momento. Il Maestro Yukimura diceva che nel bondage bisogna accompagnare la persona legata all’interno del paese delle meraviglie delle sue fantasie. È proprio questo il bello del kinbaku, ogni persona può spaziare in uno stato molto profondo e semi cosciente delle proprie fantasie più nascente, più oscure e più spinte… che spesso magari non confesserebbe mai.

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