Molti di noi sono ormai familiari con la rappresentazione dell'Ahegao: l'espressione facciale di forte piacere, solitamente femminile, con la lingua protesa e gli occhi roteati verso l'alto.
Ma questa espressione non sembra coincidere affatto con l’espressività reale di una persona che prova piacere, eppure ne è divenuta il simbolo inequivocabile per una serie di coincidenze, perversioni e repressioni.
Questo tipo di contenuto era un tempo tipico solo delle rappresentazioni hentai (che, per chi non lo sapesse, è il nome del fumetto pornografico giapponese).
Sebbene l'esplosione della sua popolarità sia relativamente recente, la prima citazione di questo termine risale al 1984 con il manga eroguro (un tipo di fumetto incentrato su temi horror, grotteschi ed erotici) "La ragazza delle camelie" del celebre autore Suehiro Maruo.
In quest'opera, la protagonista subisce angherie e abusi sessuali da parte dei membri di un circo, a simboleggiare la sua progressiva discesa verso la follia attraverso i numerosi traumi a cui è sottoposta, inizia a mostrare quella espressione che abbiamo citato:
Sicuramente, l'esagerazione della mimica è anche spinta dalla difficoltà di mostrare espressioni più sottili del viso su personaggi con le proporzioni innaturali dello stile manga, con pochi tratti facciali e grandi occhi che si prestano alle smorfie più estreme.
Questo, agli occhi di un lettore occidentale, potrebbe non sembrare un evento particolarmente inquietante, ma nella cultura giapponese, in cui tutte le rappresentazioni sessuali dei genitali sono censurate e le espressioni del viso hanno un'importanza sociale differente, anche solo una ciocca di capelli fuori posto o un'espressione facciale alterata sono considerate cose scabrose. Perdere il controllo in maniera così sgraziata del proprio viso, assumendo questa forma quasi caricaturale in un contesto sessuale, è cosa disturbante per il lettore giapponese.
Questa rappresentazione di follia non si è certo vista per la prima volta nel Sol Levante, ma ricorda da vicino altri elementi, dai più antichi come le gorgoni o le furie del teatro greco, che erano rappresentazioni del caos e della perdita di controllo associata al genere femminile, fino alle foto di inizio 1900 in cui i medici immortalavano i volti contorti in smorfie delle pazienti affette da "isteria".
Col passare degli anni, questa espressione ha iniziato a comparire sempre più frequentemente nella pornografia hentai come simbolo di piacere estremo, un volto che inizialmente nei forum anglofoni veniva etichettato con tag come "mind break," "fucked silly," o "cock drunk," proprio per rappresentare la perdita di capacità cognitive dovuta all'eccessivo piacere delle protagoniste.
Questo insieme ha avuto una forte presa sul pubblico, quietando l'ansia da prestazione grazie alla forte ed inequivocabile espressività di questa improbabile "faccia da orgasmo," unita a uno stato mentale di sottomissione e "stupidità," temporanea o meno.
L'Ahegao, facilmente riconoscibile ma solo dai "degenerati" addetti ai lavori, è diventato un fenomeno di cultura pop intorno al 2015, quando hanno iniziato a comparire collage di volti in Ahegao presi da diverse opere, non solo su internet come wallpaper o post sui social, ma anche fisicamente su magliette, felpe, zaini e vestiario vario. Durante il lockdown era in vendita pure una mascherina protettiva con la stampa di una bocca Ahegao.
Questo perché, sebbene esplicita, questa espressione non può essere ritenuta "pornografica".
Anche solo un primo piano del viso rende molto evidente cosa stia succedendo a chi guarda, il che la rende pubblicabile, esponibile e indossabile ovunque. Ad esempio, alle convention di fumetti, anche italiane, è frequente incontrare persone che indossino vestiario con questo tipo di stampa, al punto che negli ultimi anni alcuni eventi americani hanno tentato di proibire la vendita di prodotti con questi contenuti.
Ma la svolta, a mio avviso, più interessante dal punto di vista sociale si è vista tra il 2019 e il 2020, con la trasposizione su persone in carne ed ossa di questa espressione solitamente relegata a personaggi di fantasia.
Il volto che sicuramente ha per primo riprodotto con successo l'Ahegao dal vivo, trandone anche profitti milionari, è stata la modella di OnlyFans Belle Delphine: performer resa celebre in parte proprio da questa smorfia, che si è rivelata un ottimo modo per aggirare la censura dei social come Instagram.
L'Ahegao prospera nella censura: come serviva a conveire perversione in quella giapponese, dove non possono essere mostrati i genitali nemmeno se disegnati, allo stesso modo in quella occidentale, dove esiste la censura su tutti i principali social, è un ottimo escamotage per fornire un contenuto esplicito inattaccabile che promuova la propria piattaforma a pagamento.
È un processo che abbiamo già visto ripetersi centinaia di volte nella storia dell'umanità: la creazione di un nuovo simbolo erotico forzato dalla fusione di cultura popolare, costume e restrizione della libertà di espressione.
Deve far riflettere, così come era ritenuta indecente una caviglia scoperta in età vittoriana, allo stesso modo questa falsa espressione di piacere sta raccogliendo decine di migliaia di persone che ne hanno fatto un kink, spinte principalmente dalla impossibilità di fruire di contenuti per adulti sui social, l’esposizione a questo simulacro sessuale invece di inibire la ricerca di stimoli sessuali ha spostato su di se una carica erotica che era solo allusa, rendendola ora il focus di una nuova perversione che origina dalla repressione.
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