Continuate voi

Continuate voi
Vi propongo un gioco, neppure poi così tanto originale forse. Io adesso scrivo un incipit di una storia e chi segue dovrà continuare dall'ultimo commento/pezzo/prosecuzione. Vediamo fin dove arriva la vostra fantasia.

"Giornata pesante, umida e fredda con quel grigiore tipico di un inverno no che ancora non vuole cedere il passo. Carlo scuote la testa, l' ascensore è ancora rotto, la consapevolezza di vivere faretre piani a piedi dopo il lavoro raddoppia il peso delle due sportedella spesa. É sudato e con quella fastidiosa sensazione di sudicio, quando finalmente dopo l'ultimo gradino, guadagna il suo pianerottolo. Non senza qualche difficoltà armeggia con il mazzo di chiavi per non dover appoggiare a terra le borse della spesa. Quando finalmente riesce ad entrare, aiutandosi con i piedi per aprire la porta, il tepore l' investe, paradossalmente, di sente più sporco, lontano sente il familiare sciabordio della doccia, i cui getti sono rotti dalla presenza di un corpo che ne interferisce la caduta sul piatto. Tania è già a casa?..."

Tocca a voi
L'occasione rende l'uomo furbo e Carlo è un uomo, quale momento migliore di infilarsi nella doccia con Tania con la scusa di doversi lavare? Carlo sorride: la giornata sta finalmente prendendo una piega interessante. Si avvia verso il bagno, sta già pregustando una notte di sesso sfrenato. Mentre si avvicina, una melodia familiare viene mugugnata confondendosi tra lo scrosciare dell'acqua. Ricordi di gioventù non conformi, ora ricorda: è una vecchia canzonetta del Ventennio. Storce un po' il naso. Ma in fondo l'uomo va alla sostanza delle cose, non si cura del contenitore. Gli basta che il contenitore abbia un buco dove infilare il cazzo. Si sente ancora più sporco, ma questa volta è qualcosa di profondo, di interiore. Poi la mente si focalizza sull'idea dei seni di lei, la loro forma morbida lambita da un caldo getto d'acqua. Il desiderio si fa ancora più intenso. Carlo varca la soglia del bagno ed inizia a svestirsi in tutta fretta mentre osserva la figura esile che continua inconsapevole a lavarsi aldilà del vetro smerigliato. È nudo e già in tiro, non potrebbe attendere un attimo di più anche volendo. E lui non vuole. È questione di un istante: apre il vetro della doccia e si butta nell'umida e calda nebbiolina che le avvolge i fianchi. Ma c'è qualcosa di diverso, non si sa spiegare cosa, quando una voce gli parla.
"Che cazzo ci fa qui, ma le sembra il caso?"
La voce è maschile di chi vive da molti anni e probabilmente fuma da ancora più tempo.
"Un tempo queste cose non succedevano, si poteva fare la doccia con la porta aperta. Ora esca subito da casa mia!"
La coltre di umidità si è diradata svelando un corpo scavato dagli anni ed una manina rugosa che indica la porta. Carlo sbuffa deluso: è quel vecchio rincoglionito del piano di sopra, ha sbagliato casa di nuovo. Ma poi, perché cazzo i doppioni delle chiavi di tutto l'edificio li deve tenere proprio lui? Poi si ricorda che sono entrambi nudi. Lo riaccompagna all'uscita con tutta la calma di cui è capace, poi si siede ancora nudo sul divano, le mani a coprire l'espressione di chi non sa se ridere o piangere. Quando, all'improvviso, suona il campanello...
Chi cazzo era? E chi poteva essere se non Carlo, che nella furia dell'imbarazzo a bigolo sciolto, suonava convulsamente il campanello. L'anziano aprì la porta tra lo spazientito e il rassegnato. " I vestiti " bofonchiò Carlo. Il vicino gli fece un eloquente gesto della mano che stava a significare un "aspetta qui". Tornò dopo poco cacciando gli tra le braccia i vestiti appallottolati con poco garbo. Fece seguito la cannonata della porta che sbatteva rimbombando nella tromba delle scale. Per inciso questo gli fece cadere una sporta a terra spetasciando il contenuto in ogni direzione. Preso dal panico cercò di raccattare tutto alla bell'e meglio, piegato con il culo ben in vista. Non fu facile ma c'è la fece, quello però che gli sfuggí fu un occhio indiscreto che lo spiava divertito dallo spioncino sulla porta opposta sul pianerottolo.
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